Comitato Regionale

Emilia-Romagna

Ruzzolando in Italia

La Lega sport e giochi tradizionali accorpa 82 discipline diverse, riscoperte in ventidue anni di viaggi lungo lo stivale. Intervista al suo presidente Erasmo Lesignoli

Una gara di tiro alla fune a Salvaterra - Foto di Ideo Montanaridi Gianni Irpino

dall'ultimo numero di Fuori Area (luglio 2012)

 

GIANMARIO Missaglia era un distinto signore baffuto e occhialuto, venuto a mancare il primo maggio del 2002. Giornalista, scrittore e disegnatore è stato presidente della Uisp dal 1986 al 1998. Fu con lui che l'associazione, nel congresso di Perugia del '90, sancì il passaggio dallo "sport popolare" allo "sportpertutti", con il neologismo volutamente tutto attaccato e l'idea di tramutare il fenomeno sportivo in qualcosa di più leggero ed accessibile. Parte di questo progetto era la costituzione di un settore della Uisp che si occupasse del gioco. Da quest'idea nacque, in un'assemblea tenutasi a Orvieto il 10 dicembre 1990, la Lega sport e giochi tradizionali. Partita con sole 4 attività, questa Lega conta oggi 82 settori, raduna giochi da tutto il mondo ed ha affrontato di recente due importanti appuntamenti: la chiusura della quinta edizione delle "Olimpiadi del gioco" e il passaggio formale che ne modificherà la struttura organizzativa tramutandola in una "Area". Suo primo (e attuale) presidente è Erasmo Lesignoli, un passato da calciatore quasi professionista e un piglio da reggiano tosto e al contempo molto dolce, che ci ha raccontato un po' di storie: dalla nascita della Lega ai viaggi in Italia alla scoperta del gioco, dai più recenti appuntamenti al futuro che si profila.

Partiamo dalle Olimpiadi.

"La quinta edizione si è chiusa il 19 e 20 maggio con le finali a Salvaterra, frazione di Casalgrande in provincia di Reggio Emilia, con 250 bambini. Collegati a questo evento ci sono stati anche il 6 giugno a San Giovanni in Persiceto, in provincia di Bologna, gli 'Zug ed na volta' ('Giochi di una volta', ndr) e il 26 e 27 maggio in Calabria un appuntamento distaccato delle Olimpiadi".

Perché un appuntamento distaccato?
"Perché la crisi e i costi di trasferta non ci permettono di fare le finali con tutte le 4 regioni coinvolte, ovvero Emilia-Romagna, Marche, Umbria e Calabria. Proprio quest'ultima ha ideato le Olimpiadi. Sono partiti con 4 scuole di 4 comuni della provincia di Cosenza e coinvolgono adesso 42 scuole e 42 comuni tra Cosenza e Crotone. Nei 2 giorni di maggio hanno messo su una festa molto bella, ospitando anche dei bambini croati e palestinesi".

Come si svolgno le Olimpiadi sul piano organizzativo?
"Abbiamo iniziato un percorso a metà gennaio 2012, rivolto alle classi quarta e quinta elementare e prima media, in cui abbiamo coinvolto 1500 bambini delle 4 regioni. I nostri operatori hanno attraversato queste scuole per far conoscere 7 giochi diversi, diffondendone la pratica nelle ore di educazione fisica. Gli insegnanti sono stati coinvolti nella formazione e sono nate squadre per ogni classe prima e per ogni scuola poi. Dalle finali locali si è andati a quelle nazionali. L'impegno degli operatori Uisp è fisso, dalle 8,30 alle 13,30, e totalmente gratuito".

Le finali si sono svolte sempre in Emilia-Romagna?
"La prima sì, nel 2008 a Rimini. Il secondo anno eravamo a Castiglione Cosentino in Calabria; il terzo in Umbria a Montone; il quarto nelle Marche a Urbania".

Quali sono i 7 giochi proposti?
"Corsa nei sacchi, ruba bandiera, tiro alla fune, dodgeball, tamburello, tiro ai barattoli e lancio del ferro di cavallo".

E le reazioni dei bambini?
"La partenza è stata infelice, per un problema di manualità. I bambini con le apparecchiature elettroniche fanno di tutto, ma per quanto riguarda colpire un barattolo hanno spesso delle deficienze bestiali. Erano sconclusionati, disattenti. Allora gli inventavo la storia del campione del mondo di tiro ai barattoli che usa una tecnica precisa, e dopo ti seguivano e miglioravano. Le prime gare finivano 20 a 18, le ultime invece 115 a 90. Questa cosa li ha stimolati. Ogni anno ci rivolgiamo alle stessi classi, ma ovviamente i bambini cambiano. Per cui è sempre una sfida nuova".

Dal presente al passato. Puoi raccontare la storia della Lega
sport e giochi tradizionali?

"Missaglia era molto appassionato di giochi da tavoliere e della mente e pensava di aprire questo settore nella Uisp. Io all'epoca avevo terminato la mia esperienza con il calcio, durata 25 anni prima come calciatore, poi come allenatore e arbitro, e mi occupavo di coordinamento delle attività. Mi chiamò Missaglia un giovedì di dicembre per dirmi che aveva avviato il percorso di costituzione della Lega giochi, che l'appuntamento era a Orvieto, che si partiva con 4 discipline (ruzzola, rulletto, ruzzolone e boccetta) e che dovevo presiedere all'assemblea al suo posto. Assemblea che non andò bene: il presidente designato fu contestato. Io feci per lui una perorazione chiedendo che lo mettessero alla prova e alla fine venne eletto, ma con 3 voti di scarto. E finì con il rassegnare le dimissioni poco dopo. Allora Missaglia propose a me di fare il commissario per sei mesi. E i sei mesi si sono tramutati in 22 anni che sono presidente".

Com'è avvenuta la crescita della Lega?
"Non sapevo come partire. Ne parlai con un dirigente Uisp che lavorava all'università di Firenze, il quale mi fece avere un ciclostilato con le stampe di un libro sui giochi in Italia, regione per regione. Dopo una settimana comincio con la mia valigetta a girare da Bolzano alla Sicilia. Scopro posti, giochi, persone: passiamo da 500 a 20 mila tesserati, da 4 discipline alle 82 odierne".

E com'è stato riscoprire l'Italia attraverso i giochi?
"Oltre a conoscere persone interessanti era bello scoprire un gioco uguale a Bolzano come in Sicilia, magari con nome e regole diversi. Ad esempio, c'è un gioco che si fa con un bastone corto e uno lungo, il corto a terra e il lungo in mano. Devi battere sul corto per farlo alzare e poi colpirlo al volo per mandarlo dentro a un cerchio. Questo gioco in Val D'Aosta si chiama lippa, in Veneto sciancol. Poi la trottola che al sud diventa strummolo, o alcuni giochi del meridione come la pipetta, che porti in bocca con dentro un uovo e devi correre per 200 metri senza farlo cadere. Molte tradizioni oggi vengono riscoperte con le mode straniere, tipo la 'palla prigioniera' o 'palla avvelenata' che da quando la chiamano dodgeball sono partiti i tornei. Strana quest'esterofilia, che però facilita la diffusione di cose della nostra tradizione".

A proposito di giochi, estero e tradizioni. La vostra Lega si distingue per un particolare rapporto con i migranti attraverso i giochi dal mondo.
"Proprio ieri (24 giugno, ndr) eravamo a San Giovanni in Persiceto e c'erano i pakistani che tutta la sera han giocato a carrom e backgammon assieme a noi. Il tema migranti per noi è centrale, perché con i giochi avviciniamo tutti. Però i nostri operatori devono fare più esperienze fuori per poter crescere".

Ci salutiamo parlando di progetti. Il settore gioco nella Uisp sta assumendo sempre più importanza. Come cambierà la sua struttura in futuro?
"Non ci saranno più le Leghe sport e giochi tradizionali, bocce e scacchi. Confluiremo tutti in una 'Area'. Lo si è formalizzato nell'ultimo consiglio nazionale di Firenze (22 e 23 giugno, ndr). Poi alla nostra assemblea del 24 e 25 novembre a Rimini decideremo se chiamarla 'Area Gioco', come preferiscono i nostri intellettuali, 'Area Giochi' oppure 'Area Sport e giochi tradizionali', per stare nella tradizione del nome. Ma il tema vero è unirci per sviluppare nuove competenze e nuovi scambi, in una struttura meno rigida. Per ora restano fuori biliardo e attività circensi, mentre avanza l'ipotesi del baseball da affiancare al cricket. Si pensa di accorpare in quest'area anche il parkour. E poi vorrei che ci impegnassimo a sviluppare e promuovere l'eco-orienteering, proprio nel decennale della scomparsa di Missaglia che inventò questa attività".

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